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    DOTT.SSA GIADA PACIFICI - PSICOLOGA

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    Perversioni sessuali e imputabilità: la valutazione psicodiagnostica

    Di fronte alle evidenti e clamorose anormalità di una condotta perversa, ed in particolare in alcune condotte sadiche, saremmo portati a ritenere che gli autori di tali atti criminosi siano scarsamente liberi nelle loro azioni, incapaci di volere e forse di intendere, quindi non imputabili e non condannabili in un processo.

    Certamente il quesito sulla loro imputabilità e responsabilità si pone sempre, come nel fatto di cronaca del cosiddetto “mostro” di Bolzano, un giovane con evidenti anomalie della condotta di tipo sadico, reo confesso di tre omicidi e fortemente indiziato di altri due. Il caso, come forse molti ricorderanno, si è concluso con la condanna dell’imputato, quindi con il riconoscimento della sua responsabilità ed imputabilità. Di seguito viene riportata uno stralcio di relazione peritale, effettuata dal perito  A. Godino, per comprendere come il Collegio giudicante sia arrivato a queste conclusioni:

    Per poter definire l’inquadramento diagnostico di un soggetto e quindi decidere se esistono oppure no le condizioni patologiche che portano di per sé, anche solo acutamente, alla incapacità di intendere e volere, il clinico forense riporta il suo esame sia sulla logica degli atti che sulle osservazioni attuali del funzionamento psichico del soggetto (dirette o attraverso dei test ed esami neuropsichiatrici).

    Sintesi dei dati disponibili: Al colloquio clinico risultano evidenti disturbi dell’affettività, impotenza, tematiche ossessive a contenuto sadico, ritualismi e collezionismo di coltelli ed armi da taglio.

    L’esame neurologico è negativo interamente e sotto ogni aspetto (in particolare esiste normo-funzionalità percettivo- sensoriale e motoria e non esistono segni di assunzione cronica od acuta di sostanze psicoattive)

    Il test di Rorschach evidenzia disturbi relativi alla sfera psicosessuale ed al controllo degli impulsi. Entrambi gli aspetti sono compatibili con una diagnosi di perversione sadica a contenuto sessuale. Alcuni aspetti dello stesso test sono compatibili con la presenza di una nevrosi fobico-ossessiva. Non emergono dal test indizi di psicosi o di alterato contatto con la realtà.

    Al test WAIS di intelligenza generale si osserva un profilo regolare nel confronto con gli 11 sub test ed un risultato generale del tutto nella media (QI di 97, con la norma fra 85 e 115 e la media normativizzata pari a 100). Tale profilo è ovviamente incompatibile con una diagnosi di psicosi (la quale tipicamente è confortata da marcate irregolarità nel profilo e da un rendimento inibito di tipo para-demenziale) ma è anche scarsamente compatibile con una diagnosi di nevrosi. Anche se è chiaro che un disturbo nevrotico non incide sulla capacità di intendere e di volere in modo significativo, è pur vero che un quadro di tipo nevrotico potrebbe anche essere un raro aspetto residuale di una psicosi d’emblèe. I test psicodiagnostici fin qui riesaminati, ma in particolare la WAIS, non sono compatibili con una diagnosi di nevrosi. In modo specifico la WAIS, test di tipo oggettivo e molto ben standardizzato, ci descrive un rendimento intellettivo perfettamente normale ed adeguato alla scolarizzazione del soggetto.

    Particolarmente illuminante, rispetto alla normalità della volizione e della comprensione del Bergamo, è la risposta al test di personalità MMPI. Alle scale di controllo del test risulta che il soggetto ha scientemente alterato le sue risposte nel verso di una simulazione di patologia. Tale simulazione rende ovviamente il profilo generale poco attendibile e la collega che ha discusso tale risultato ha, giustamente, segnalato la simulazione senza ulteriormente procedere all’analisi dei dati volutamente artefatti.

    E’ però non di meno interessante notare che, malgrado l’intento di apparire folle, le scale psicotiche non siano significativamente  elevate, con l’unica modesta eccezione della scala di Paranoia. Le altre scale che si elevano oltre la media sono quella relativa all’isolamento sociale ed affettivo e quella che indica problemi a livello della sessualità.

    Gli esami neurologico-funzionali sono tutti perfettamente nella norma.

    Conclusioni: Nessuno dei dati disponibili in sede peritale consente di formulare una diagnosi di psicosi schizofrenica o di altra infermità mentale acuta. […]La capacità di intendere e di volere si dimostra integra e totale sia nel corso degli esami peritali che delle osservazioni in fase di restrizione del Bergamo, ma tale risulta anche il dato osservativo indiretto sul periodo di servizio militare di leva. La condotta ai test, ma in particolar luogo l’esame motivazionale e psicologico degli atti criminosi, convergono tutti verso una diagnosi di sadismo sessuale e di scarso controllo degli impulsi in una personalità dissociale con piena validità delle funzioni cognitive e volitive […].

     

     

    1. Canestrari, A. Godino, Trattato di psicologia, CLUEB, 2002
    Pacifici 10 Maggio 2015 Categories: psicologia giuridica Tags: Tag: consulente tecnico di parte psicologo, il caso del mostro di Bolzano, lo psicologo in ambito forense, perizia psichiatrica, psicodiagnostica, psicologo giuridico guidonia, psicologo guidonia, valutazione della capacità di intendere e volere

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